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Immagine del redattoreEzio Delli Ponti

La dieta consapevole.

È numero sempre crescente quello di coloro i quali si rendonoconto di come la cura alimentare sia uno dei pilastri della salute.Tuttavia, patologie legate al cibo quali obesità, disagi cardiovascolari, diabete, si espandono altrettanto tra diverse fasce di età.

Nonostante la comunità scientifica non ha dubbi sul fatto che una dieta principalmente vegetariana sia la soluzione più compatibile per l’uomo, il problema è spesso rappresentato dalle difficoltà che quest’ultimo affronta nel tentativo di cambiare abitudini, cercando di rinunciare a quei cibi che tanto sono piaciuti per una vita intera.

Se si parla di benessere, l’alimentazione da sola è ottimo strumento ma come vedremo in quest’articolo non esaustivo. Le innumerevoli diete o tecniche di depurazione che dominano l’informazione, presentano connotati impositivi basati sull’esperienze di molti, ma non di tutti.

Le diete “standard” sono spesso ricche di privazioni e di forzature, dove l’aspetto psicologico passa sovente in secondo piano e viene offuscato da veri proclami e false promesse di dimagrire, di eliminare tossine, di riacquisire vitalità, giovinezza e quant’altro in tempi relativamente brevi.

Questo è il motivo per ilquale esse non reggono e non producono risultati efficaci e duraturi. Le imposizioni, le regole fisse, trascurano la persona nella sua unicità quale sistema influenzato da innumerevoli aspetti: la scienza ha infatti dimostrato che la reazione biologica dell’organismo ad uno stesso alimento può essere diversa da ognuno di noi.

Se poi guardiamo l’alimentazione da un punto di vista etico e soprattutto legale, non si possono consigliare stili alimentari all’infuori dell’ambito medico soprattutto se prodotti, rimedi o diete mirano a modificare il metabolismo (tra l’altro anche un solo bicchiere d’acqua già lo fa!).

Ma se pensiamo ai milioni di pazienti nel mondo che vivono gravi condizioni di debolezza psicologica che sfociano nell’alimentazione (bulimia e anoressia quali patologie, per citarne solo un paio), l’intervento del medico è lecito e altrettanto necessario.

Non c’è niente di strano in tutto ciò, poiché dal punto di vista formale la prescrizione della dieta è pari alla somministrazione di un farmaco. Esso si rivolge prettamente al sintomo, scopo appunto della medicina allopatica.

Ma questo è anche il motivo per il quale una percentuale crescente di persone si rivolge sempre meno alla medicina classica: ciò che viene “somministrato”, pone tutti sullo stesso piano trascurando i dettagli irripetibili dell’intima storia personale, quale percezione del mondo, vita sociale-ambientale, esigenze, gusti e necessità.

Quando parliamo di salute, è obbligatorio includere tutti gli aspetti dell’esistenza: l’alimentazione (quale metafora del rapporto con il mondo), la vitaspirituale, emotiva, affettiva, lavorativa, l’equilibrio con sé stessi, non da meno l’attività fisica e la non sedentarietà.

Essi non possono essere trascurati. Solo con questa visione possiamo mettere in moto i fattori omeostatici che l’organismo stesso nel concetto di olismo, può recuperare. Solo ciò rende l’uomo responsabile e protagonista del proprio cambiamento, dove il rimedio (la dieta) rimane strumento di uno stile di vita il più ampiamente corretto: che soddisfi anche le necessità psicologiche ed i valori personali e non solo quelli puramente biologici. In buona sostanza, mangiamo ciò che siamo.

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